MICHELE
ANTONINI
SPORT & LIFE
COACH

Essere visti, capiti e riconosciuti.

Poco tempo fa ho frequentato un corso con una dozzina di partecipanti e lezione dopo lezione si è instaurato un bell’affiatamento, anche se fin dall’inizio c’è stato un compagno che faceva fatica ad inserirsi. Anche gli insegnanti hanno percepito questa difficoltà e sono stati loro per primi a cercare di motivarlo ad integrarsi, interpellandolo spesso o intavolando discorsi che coinvolgessero un suo hobby, rispettando i suoi tempi e modi di interagire.


Più avanti abbiamo capito che questo corso gli era stato imposto dal suo datore di lavoro, lui riteneva uno spreco di tempo essere lì con noi e non vedeva il minimo beneficio nel seguire le varie lezioni e interagire durante le discussioni in classe.
Io ed un paio di colleghi abbiamo dimostrato subito empatia nei suoi confronti, ci dispiaceva parecchio vederlo in quella situazione perché sentivamo che stava vivendo male l’essere lì, e la poca interazione con noi non lo aiutava per nulla. Si percepiva che a volte avrebbe voluto parlare, ma aveva come un blocco gigante davanti alla bocca. Infatti durante le pause era più aperto allo scambio.


Lo abbiamo allora invitato a pranzare con noi e dopo un paio di inviti andati a vuoto, finalmente ha accettato. In quell’ora passata insieme è riuscito a svuotare il sacco, spiegandoci tutte le cose che gli davano fastidio, quello che non capiva e non accettava del corso e la sua difficoltà di integrarsi nel gruppo. Lo abbiamo ascoltato molto bene, cercando di capirlo fin in fondo e con il suo consenso abbiamo dato una visione un po’ differente dalla sua. Da lì è nato un dibattito accesso, pur mantenendo sempre il rispetto reciproco.


Nel pomeriggio, tornati in aula, l’insegnate ci ha assegnato un esercizio da eseguire dividendoci in due gruppi, con l’obiettivo di preparare una presentazione alla classe una volta scaduto il tempo. Ogni gruppo aveva una fotografia e aveva un’ora di tempo per descriverla su un foglio utilizzando al massimo dodici parole, così che l’altro gruppo potesse riprodurla il più fedelmente possibile. Era molto complicato perché l’immagine era composta da molti oggetti diversi sparsi ovunque e non si poteva interagire con l’altro gruppo.


Abbiamo avuto la fortuna di avere lui nella nostra squadra, sapevamo che era un disegnatore molto bravo e gli abbiamo affidato il compito di utilizzare le sue doti artistiche per disegnare ciò che l’altro gruppo aveva scritto. Il risultato è stato un capolavoro e da lì in poi questa persona ha cambiato approccio verso i compagni e il corso, partecipando al massimo e dando anche lui un bel contributo. Da quel momento si è integrato molto meglio, anche perché gli altri si sono avvicinati a lui, riconoscendolo come parte integrante del gruppo.


È importante fare attenzione ai comportamenti degli altri e se opportuno, possiamo provare ad aiutarli e guidarli in modo costruttivo, ricordandoci che a volte dietro un atteggiamento chiuso c’è solo il bisogno di essere visto, capito e riconosciuto come persona.

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